Femminicidio Anastasiia a Fano, l'ex marito piange: «Mi ha aggredito, aveva un coltello». La madre di lei: «Non lo voglio guardare, mettetemi un paravento»

Omicidio Anastasiia a Fano, la verità di Mostafa tra le lacrime: «Mi ha aggredito, poi il black out»
Omicidio Anastasiia a Fano, la verità di Mostafa tra le lacrime: «Mi ha aggredito, poi il black out»
di Luigi Benelli
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Giovedì 25 Aprile 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 12:41
FANO Il black out e la versione di Amrallah Mostafa Alashry, 43enne egiziano, a processo in Corte di assise con l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti della moglie Anastasiia. Un’udienza fiume in cui ha testimoniato anche la mamma della vittima che ha detto di essersi raccomandata con la figlia di farsi accompagnare da qualcuno a riprendere i vestiti nel giorno dell’omicidio. Il femminicidio avvenne il 13 novembre 2022, Alashry è accusato di aver inferto 29 coltellate alla 23enne nell’appartamento in via Trieste. 


Il racconto


L’imputato ha raccontato la sua verità. «Anastasiia mi ha chiamato due volte quella mattina, voleva che andassi a casa. Avevo paura di essere aggredito. Era nervosa, pensavo potesse dar fuoco all’abitazione così sono andato in via Trieste. Quando sono entrato dalla sala lei era lì davanti al bagno. Era un'altra persona, aveva gli occhi rossi, io sono arretrato, lei mi ha insultato. Ho visto la sua mano nascosta dalla borsa». Qui Alashry piange e si ferma più volte. «Lei ha preso un coltello e voleva colpirmi al collo. L'ho fermata, le ho afferrato il coltello e sentito dolore alle dita. Poi mi ha dato una ginocchiata all'inguine». Qui il racconto dei fatti si interrompe. «Ho avuto un black out, vedevo tutto nero, il cervello si è fermato. Pensavo di morire. Vedevo appannato, mi sono trovato a terra e ho visto il film della mia vita, mio figlio. Non riuscivo ad alzarmi e quando sono tornato a vedere lei era a terra piena di sangue. In quel momento volevo uccidermi. Volevo chiamare i carabinieri ma non avevo il telefono con me». Questi i motivi secondo lui: «Anastasiia voleva uccidermi perché così avrebbe potuto fare la sua vita col nuovo compagno, voleva la mia casa a Kiev e la mia auto».

Un lungo esame in cui ha detto di non avere mai maltrattato, offeso o aggredito la moglie. Sarebbe stata lei a insistere per sposarsi e che lei era cambiata dopo la nascita del figlio. 

«Non lo voglio guardare in faccia»


Elina Burina, madre di Anastasiia, ha chiesto di essere schermata da un paravento per la deposizione. «Non me la sento di guardalo in faccia». Un racconto interrotto più volte dalle lacrime. «Mi sono opposta al matrimonio, lui non mi piaceva: diceva bugie e aveva vent'anni di più. Non era un rapporto normale di coppia. Mia figlia desiderava il bambino, ma non so se lui lo volesse». Per tre mesi mamma e figlio sono andati a vivere dalla madre di lei. «Lui non è mai venuto a trovarci né contribuiva alle spese». Quando si trasferiscono in Italia per scappare dalla guerra anche la madre si trasferisce a Fano da giugno 2022 per tre mesi. Ha riferito di non aver mai visto lui picchiarla, ma di averlo visto spingerla. «Mia figlia mi raccontava di aggressioni fisiche tanto che una volta era stata spinta contro il muro e i quadri che si erano rotti l’avevano tagliata». Episodio smentito da lui. Anastasiia ha un lavoro all’Osteria della Peppa e conosce Alessio Pastore. Così decide di andarsene di casa. «C’era stata una richiesta di separazione e mia figlia aveva denunciato Alashry per maltrattamenti. Il 13 novembre doveva tornare a casa a prendere dei vestiti per spostarsi a vivere da un amico. Le dissi di farsi accompagnare. Quando tornai in Ucraina non ero affatto tranquilla».

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