Domenica ritorna l’ora legale ma l’alternanza non è abolita

Domenica ritorna l’ora legale ma l’alternanza non è abolita

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 29 Marzo 2024, 03:20

Ritrovo - miracolosamente, ché più file archivio e più ne perdo: al computer voglio tanto bene, anche lui tutto sommato me ne vuole, ma si diverte a giocarmi degli scherzetti, con qualche barbatrucco mi fa sparire le cose - ritrovo dunque per miracolo un pezzo scritto un po’ di tempo fa per questo giornale. Ve ne infliggo nuovamente l’inizio. «Domenica notte torna l’ora legale, lancette avanti di un’ora, un’ora di sonno in meno. Non sarà l’ultima volta che saremo costretti a smanettare su orologi e sveglie - cellulari e computer, più educati anzi amichevoli, soccorrevoli, fan da sé - ma quasi».

Proseguiva con la notizia: tempo un paio d’anni e non saremmo più stati obbligati a rimettere due volte l’anno i nostri amati orologi da polso e le nostre detestate, ogni mattina furiosamente insultate e barbaramente percosse sveglie, il Parlamento europeo avendo stabilito di abolire il cambio dell’ora, lasciando ai Paesi membri la decisione di adottare in pianta stabile l’ora solare oppure l’ora legale. Con la raccomandazione agli Stati membri medesimi di coordinare (copio dal sito ufficiale) «le loro decisioni per garantire che l’applicazione dell’ora legale in alcuni Paesi e dell’ora solare in altri non perturbi il mercato interno». Chiaro, semplice e cristallino, in teoria. Piccolo dettaglio: il pezzullo di cui ho riportato l’incipit fu pubblicato nel marzo del 2019. Ne consegue che all’epoca vi rifilai una fake news, la cosa mi secca molto. Dicono che il ritardo sia dovuto alle emergenze che si sono succedute nel frattempo, prima la pandemia, quindi lo scoppio della guerra in Ucraina. Come se l’Unione europea fosse in grado di affrontare una sola questione alla volta. Poco convincente, sorry. Diciamo falso. Il punto è che di chiaro e semplice e cristallino nell’Unione europea non c’è nulla. Il vero nume tutelare dell’Unione europea è Franz Kafka: e manco glielo riconoscono. (Kafka è del pari la stella polare della burocrazia italiana, lo verifichiamo ogni giorno). La faccenda "Mai più cambio d’ora" sta in questi termini, e mi auguro abbiate a portata di mano un analgesico efficace contro l’emicrania ineluttabile.

Il Parlamento europeo, come detto, si espresse or sono solo (!) cinque anni, recependo il risultato d’una consultazione popolare cui parteciparono 4,6 milioni di europei, insomma quattro gatti ma tant’è. Dopodiché il dossier finì per infognarsi negli oscuri meandri della Consiglio europeo. Il quale lo girò alla Commissione europea che nel 2023 dichiarò d’essere in attesa di conoscere le decisioni degli Stati membri. I quali, dal canto loro, alla Commissione fino a oggi non hanno notificato alcunché (non essendo peraltro obbligati a farlo) né sembrano avere alcuna intenzione di confrontarsi seriamente per elaborare una proposta comune o per far sì che decisioni differenti non perturbino il mercato interno come da raccomandazione, ormai d’epoca, riportata sopra.

Tutti, almeno a marzo e a ottobre, assicurano che il dossier è sul tavolo: e però sta lì a prender polvere. Tutto bloccato. Malgrado i medici, e non da oggi, mettano in guardia sui rischi, specie cardiaci, derivanti dal cambio d’ora. Malgrado gli economisti abbiano calcolato i vantaggi che i Paesi mediterranei otterrebbero adottando in pianta stabile l’ora legale (per l’Italia ciò si tradurrebbe in un risparmio energetico pari a circa 180 milioni di euro l’anno, secondo una stima della Società italiana di medicina ambientale). E un’ora di luce in più porterebbe anche a una diminuzione degli incidenti stradali.

I Paesi nordici dall’ora legale non è che ricavino chissà quali vantaggi, e propendono decisi per l’ora solare fissa. Mentre la soluzione di compromesso, la mezza ora legale, non sembra raccogliere sostenitori. Tutto bloccato. L’Europa bloccata. Come sempre o quasi. Come su questioni assai più importanti di Ora legale sì/ Ora legale no, vedi alla voce “Costruire una difesa comune”, per dirne una sola. L’Europa che manco adesso che il mondo ha preso a girare peggio del solito riesce a darsi la sveglia. L’Europa dei dossier che stanno aperti per decenni, e la soprintendenza potrebbe dichiararli beni culturali. L’Europa unita: eterna illusione, delusione costante.
*​Opinionista 
e critico cinematografico

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