ROSORA - È una storia che ha dell’incredibile, quella di Stefania Simonetti, 33 anni di Rosora, costretta a lasciare la casa e il lavoro dei suoi sogni a Lampedusa, dove viveva da 4 anni insieme al compagno Calò, per sfuggire ai continui tentativi di avvelenamento dei suoi amici a quattro zampe, 17 meticci, già sottratti dalla strada, ma che una volta arrivati nelle Marche hanno incontrato ilo stesso infausto destino: morte per intossicazione da veleno. Tre i cani ritrovati senza vita in un campo a Poggio San Marcello: due femmine di sei mesi, Batuffolina e Macchia, e una di un anno, Mia, già salvata da un avvelenamento qualche mese prima.
Il dolore
«Ho il cuore a pezzi, ho stravolto la mia vita per i miei cani, lasciato tutto per salvarli e me li hanno ammazzati così».
Da sempre amante degli animali, si rende conto che nell’isola il randagismo è un problema molto serio, per questo si impegna nel salvare dalla strada tre meticci, impauriti e malnutriti, dando vita all’associazione “Il rifugio dell’amore”. Quindi i primi problemi con le sterilizzazioni, i cuccioli diventano 12. «Un giorno, era il 18 settembre dello scorso anno, sono tornata a casa e li ho trovati agonizzanti, tutti e dodici avvelenati. Uno di loro, Fanky, non ce l’ha fatta»,
racconta. Solo qualche mese più tardi, un secondo tentativo e una nuova vittima, Mojito. «È a quel punto che ho deciso di andarmene. Quel cane era la mia vita, ho sofferto molto per la sua perdita». Arrivati a Rosora con un furgone specializzato per il trasporto animali, per Stefania, Calò e i loro 17 meticci i problemi non sono finiti. Un terzo avvelenamento: tre cani morti. «Ora voglio giustizia e creare una Onlus dove i bambini, stando a contatto con i miei cani, possano imparare il rispetto per gli animali».