Osimo, Ilaria massacrata di botte per gelosia: «Furia omicida, ergastolo al marito»

Osimo, Ilaria massacrata di botte per gelosia: «Furia omicida, ergastolo al marito»
Osimo, Ilaria massacrata di botte per gelosia: «Furia omicida, ergastolo al marito»
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 10:30

OSIMO Ergastolo. Per il procuratore aggiunto Valentina d’Agostino merita la pena massima prevista dal codice penale Tarik El Ghaddassi, il 42enne marocchino accusato di aver massacrato di botte la moglie, Ilaria Maiorano, la notte dell’11 ottobre del 2022, nella loro casa di Padiglione di Osimo. La richiesta di condanna è arrivata ieri mattina, al termine della requisitoria dove la rappresentante della procura ha ripercorso i fatti di quella notte: dall’aggressione iniziata in salotto («con calci, pugni, il pezzo di una porta e una sedia di plastica) fino al tentativo di «cancellare le tracce del reato», lavando Ilaria e cercando di pulire via il sangue, arrivato fino al soffitto i dietro la tv.


L’agonia

La 41enne aveva trovato la morte dopo una lenta agonia, causata dalla «furia omicida» di Tarik, in carcere dal giorno del delitto.

Era stato uno choc emorragico a causare il decesso di Ilaria. Il motivo del massacro? Lui era «malato di gelosia». Per il procuratore, «una gelosia totalmente ingiustificata» ma legata «alla volontà di controllo e supremazia nei confronti della moglie». Lui «la picchiava abitualmente» ma Ilaria non aveva mai sporto denuncia contro il marito che, tra l’altro, all’epoca dei fatti era in detenzione domiciliare dopo una condanna rimediata per violenza sessuale nei confronti di un’altra donna.

Le aggravanti

Il procuratore ha chiesto il riconoscimento di tutte le aggravanti contestate, tra cui la crudeltà, i maltrattamenti e la presenza delle figlie in casa al momento del delitto. Le bambine, che avevano 5 e 8 anni, «hanno assistito allo scempio del padre». Le piccole sono state sentite nel corso dell’incidente probatorio, raccontando i frammenti dell’orrore di quella notte: «Ho visto papà staccare la porta e ha messo una sedia in faccia a mamma» le parole delle bimbe, assistite dagli avvocati Giulia Marinelli e Arianna Benni. Per ciascuna è stato chiesto un risarcimento danni di 400mila euro. Prima della richiesta finale, il procuratore ha parlato anche «dell’atteggiamento omertoso» di alcuni testimoni vicini a Tarik. Valuterà ora la Corte d’Assise se inviare gli atti in procura per le tre persone indicate dalla D’Agostino. 

La difesa

Il marocchino, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, ha sempre negato di aver ucciso la moglie. Il litigio sì, la colluttazione pure: ma nessun gesto volontario tale da causarle la morte. Il sangue in bagno? «Tarik l’aveva aiutata a lavarsi» dopo la caduta dalle scale, ha detto Biasco. Ilaria, poi, si sarebbe chiusa in camera delle figlie. Il mattino seguente, la scoperta del corpo da parte del marocchino. La sentenza è attesa per l’11 giugno. 

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