FALCONARA «Prima ho incassato due cazzotti, poi si sono accaniti contro di me anche con i calci. Sentivo che dicevano: “non lo prendete in faccia”». La violenza esplosa lungo la spiaggia di Falconara il 12 luglio 2020 è stata raccontata ieri da chi, il giorno dopo le botte, era finito al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette con la mandibola rotta. Si tratta di un giovane africano, ma da tempo residente a Falconara. La prognosi era stata di 30 giorni.
I fatti
Il ragazzo ieri ha testimoniato nell’aula presieduta dal giudice Matteo Di Battista nel processo contro un 28enne di origine rom, attualmente in carcere per altra causa: è accusato di lesioni personali in concorso.
«Era finita serata - ha detto il giovane aggredito - ed era il secondo bar in cui andavamo. A un certo punto ho visto un mio amico e un altro ragazzo che si stavano attaccando». La zuffa si sarebbe sviluppata su due puntate, molto ravvicinate tra loro. La prima era terminata con «chiarimento tra i due». Poco dopo, però, gli animi si erano di nuovo riaccesi. «Sono corso da loro per dividerli, c’era anche l’imputato» ha detto l’africano, indicando il 28enne seduto in aula accanto al suo difensore, l’avvocato Filippo Paladini.
Le botte
«A un certo punto, l’imputato mi ha detto che stavo facendo il grosso. Mi ha sferrato un cazzotto vicino alla bocca. Poi un secondo, e sono caduto per terra» le parole della vittima. È a questo punto che il giovane sarebbe stato massacrato, stando all’imputazione, da un gruppo composto da 6-7 ragazzi. Erano stati sferrati calci e pugni. «Mi ricordo che c’era qualcuno che diceva di non colpirmi alla testa». Dopo l’aggressione, la vittima era tornata a casa. La mattina seguente, l’arrivo al pronto soccorso e la diagnosi della frattura del massiccio facciale. L’imputato respinge tutte le accuse: sostiene di non aver mai visto in vita sua il giovane africano. La sentenza è attesa per il 3 ottobre.