SASSOFELTRIO «Sbagliata, provocatoria e scopiazzata, nella forma e nei modi, a quella di Ceriscioli» la richiesta di sospensione dell’iter inviata dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli all’Assemblea dei Senatori. «Un’offesa alla coscienza democratica di ciascuno poiché tenta di negare il pieno esercizio dei diritti costituzionali a chi, da 14 anni, attende una risposta dalle Istituzioni». I “Comitati di Montecopiolo e Sassofeltrio in Emilia Romagna” passano all’attacco.
LEGGI ANCHE:
Bosco in fiamme e pineta minacciata: i vigili battono anche il vento lavorando per 7 ore
Ricordano che dalla loro parte hanno la Costituzione e il principio che “la sovranità appartiene alla popolo”, un referendum con un sì all’84 % ed un percorso in due fasi, la prima consultiva, chiusa, e la parlamentare, l’attuale, dove Camera e Senato hanno l’obbligo di pronunciarsi». Invitano, pertanto, tutti a rispettare la loro scelta referendaria perché «non accetteremo mai restaurazioni per continuare a vivere da emarginati e da mezzadri della politica» e interrogano le forze politiche di maggioranza se condividono l’iniziativa del presidente». Fiduciosi aspettano il voto che pensano sia stato programmato per domani. Dopo tutto godono dell’appoggio della Lega dell’Emilia Romagna e anche delle Marche. Per il commissario regionale della Lega Marche, Riccardo Augusto Marchetti si tratta di una scelta dolorosa «ma si deve dare seguito al Referendum».
«Non possiamo – ha commentato - essere servili ad egoismi che prevaricherebbero sulla volontà popolare.
Il consigliere regionale leghista Giorgio Cancellieri distingue il sì al distacco votato alla Camera dal deputato Francesco Acquaroli nel 2019, dalla sua decisione come presidente di sospendere l’iter per ascoltare le comunità. «Però, a titolo personale, come persona iscritta alla Lega nel 1993, devo fare riferimento alle ragioni per cui ho aderito alla Lega, partito che, come principio fondante, ha l’autodeterminazione dei popoli. Quindi, siccome sono lo stesso leghista, rispetto la volontà dei cittadini di due Comuni sebbene il popolo chiamato a votare adesso sia diverso di quello del 2007 e, presumibilmente, la Romagna non ha dato le riposte giuste ai 7 comuni secessionisti». Non nasconde il suo dispiacere.
«Quando i 7 si sono staccati, da sindaco e pure consigliere provinciale è stato doloroso. Purtroppo, non è solo una questione di radici culturali identitarie ma il risultato di una politica che non ha mai risolto i gravi problemi di viabilità, di trasporto e di servizi sanitari che le due comunità sperano saranno affrontati dall’altra regione. Spetta alla politica che ha governato fare il mea culpa, non a quella che lo ha ereditato».