Cittadella della salute mentale a Pesaro, l'appello dei familiari dei pazienti da trasferire: «Basta silenzi diteci dove andranno»

Le strutture saranno trasferite, lettera alla Regione per un incontro dopo l'addio di Storti e Berselli. Ieri incontro con i sindacati unitari

Cittadella della salute mentale, l'appello dei familiari dei pazienti da trasferire
Cittadella della salute mentale, l'appello dei familiari dei pazienti da trasferire
di Simonetta Marfoglia
3 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Aprile 2024, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 12:47

PESARO Sanno che presto i loro familiari saranno trasferiti, ma non sanno nè quando nè dove nè come e questo pantano d’incertezza diventa ancora più stagnante con l’uno-due dell’addio ai vertici dell’Ast: via il dg Nadia Storti e via il direttore sanitario facente funzioni Edoardo Berselli. A essere preoccupati sono i parenti degli ospiti delle comunità protette di via Lombroso, a Pesaro, in particolare della struttura protetta Tomasello, e in una lettera inviata ai referenti regionali, dal presidente Acquaroli all’assessore Saltamartini fino al presidente della quarta commissione sanità Baiocchi, chiedono di essere ascoltati e, soprattutto, di sapere.

Che cosa si sa

Finora le uniche notizie apprese le hanno sapute dai media: il cantiere del nuovo ospedale di Muraglia che sulla carta dovrà aprirsi entro il 30 settembre, lo spostamento della cosiddetta cittadella della salute mentale di via Lombroso, il rischio di uno smembramento, un servizio qua e una struttura là (i rumors si concentrano sulla zina dell’Apsella), soprattutto in località isolate fuori Pesaro. «Siamo fortemente preoccupati - rimarcano dunque i familiari nella missiva inoltrata anche al sindaco di Pesaro Matteo Ricci, all’Ast e ai candidati sindaco - per il trasferimento di cui noi continuiamo a non essere affatto informati, nonostante sia una decisione che riguarda il futuro dei nostri cari e, di conseguenza, il nostro».

I timori maggiori riguardano il rischio che lo spostamento «possa andare a incidere negativamente sulla qualità di vita degli ospiti. L’attuale ubicazione delle strutture, permette a tutti loro, di uscire. Qualcuno in piena autonomia, qualcun altro con accompagnatori o familiari, e di raggiungere agevolmente dei punti di aggregazione sociale, permette agli educatori di organizzare attività, come andare in spiaggia d’estate, fare acquisti, con un impegno sostenibile di strada da percorrere, e questo permette a noi familiari di andarli a visitare con una certa frequenza.

Il trasferimento della struttura al di fuori dell’ambito cittadino, andrebbe a creare tanti disagi, sia agli ospiti più autonomi, ma anche agli operatori che sarebbero maggiormente limitati nell’organizzazione delle attività, ed ulteriormente ai familiari che potrebbero dover diradare le visite».

Le necessità

Quello dei familiari è anche un appello accorato: «Ciò che chiediamo - si legge – è che il trasferimento venga valutato sulla base dello stile di vita di questi ragazzi, per non andare ad annullare i progressi di autonomia che, in modo differente tra loro, hanno raggiunto negli anni di permanenza in struttura. Una struttura ubicata in luoghi isolati, sarebbe un duro colpo per il percorso di cura e per l’integrazione sociale raggiunta, quando invece è importante che gli ospiti possano creare e mantenere una rete sociale anche al di fuori della struttura. Occorre continuare a offrire integrazione, non possiamo accettare che i nostri cari vengano isolati o, peggio ancora, rinchiusi in una struttura per le difficoltà di accedere a luoghi di aggregazione sociale o per le difficoltà dei familiari a raggiungerli».

I solleciti

«Chiediamo inoltre - è l’ultimo appello - di essere informati degli sviluppi futuri e coinvolti durante il percorso che porterà a individuare la nuova collocazione in modo di poter proporre, anche a noi, soluzioni alternative e anche per permettere di scegliere, con il tempo dovuto, altre collocazioni per i nostri vari. Sarebbe auspicabile un incontro con i responsabili interessati al progetto di trasferimento». Un appello che non è caduto nel vuoto. Il consigliere regionale FdI Nicola Baiocchi già ieri si è detto pronto a incontrare le famiglie. Così i sindacati, con i referenti delle confederazioni Cgil, Cisl e Uil che dovranno anche confrontarsi nei prossimi giorni con l’Ast sulla futura destinazione della cittadella della salute mentale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA