Le Marche al Vinitaly, enoturismo e storytelling: il ricambio in cantina tra qualità e innovazione

L’importanza del passaggio tra generazioni nell’evoluzione del vino marchigiano Bernetti (Imt): «Aziende familiari fondamentali, ma qualche innesto esterno aiuta»

Le Marche al Vinitaly, enoturismo e storytelling: il ricambio in cantina tra qualità e innovazione
Le Marche al Vinitaly, enoturismo e storytelling: il ricambio in cantina tra qualità e innovazione
di Veronique Angeletti
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Martedì 16 Aprile 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 17:53

ANCONA Il vino, un patrimonio che, per natura e cultura, non è delocalizzabile. Un modello produttivo che si basa su valori come origine, autenticità, tradizione e un'economia trasversale a tanti settori come l’agricoltura, il turismo, l’ambiente e il sociale. Insomma «un traino per il territorio», sottolinea l’assessore all’agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini al convegno “Radici profonde, visioni future: l’evoluzione del vino marchigiano” focus ieri al Vinitaly.

La qualità

«A partire dalla qualità delle produzioni fino all’enoturismo, grazie alla capacità attrattiva che i marchigiani possono migliorare, facendo leva quindi sugli alti standard di servizio.

La forza del nostro made in Marche e della nostra artigianalità, che celebriamo nella prima Giornata nazionale del made in Italy». Una forza tranquilla che fa leva sul passato e guarda al futuro. «La viticoltura picena viene dalla cultura della mezzadria che ci ha regalato tanti valori e anche limiti – ricorda Simone Capecci, il presidente del Consorzio Vini Piceni -. Come quello di non aver saputo riconoscere subito quel valore aggiunto alle produzioni. Negli anni ’70-80 si privilegiava la quantità. Limiti che abbiamo superato quando si è riscoperto il Pecorino».

Le eccellenze

Il futuro lo legge attraverso gli occhi delle giovani generazioni. «Sono loro che ci danno un’altra chiave di lettura delle eccellenze. Vanno coinvolte non solo perché portano un nuovo modo di comunicare ma più di tutto hanno altre idee su cui basare il successo di un territorio che ha seguito la sua vocazione del biologico e dei vitigni autoctoni. Possono aiutarci a spiegare meglio il vino ai consumatori». Nel vino marchigiano sono protagoniste molte aziende familiari. «Solo una famiglia – sottolinea Michele Bernetti, presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – può dedicarsi a un’attività che richiede di investire per così tanto tempo, un business che richiede molto tempo per il rientro. Famiglie che con il vino danno un’identità al territorio e ci riversano valori. Il che non deve escludere un futuro con player diversi, fonti di novità, di stimoli, di competizione. Siamo una regione un po’ chiusa, forse per il carattere dei marchigiani, molto dediti al lavoro e meno alla comunicazione. Qualche innesto esterno potrebbe essere interessante per tutti».

I valori

A raccontare il ricambio generazionale, due aziende. Per Cocci Grifoni di Ripatransone, Marta, terza generazione convinta che «il futuro passa dalla formazione e dall’innovazione indispensabili per contrastare i cambiamenti climatici». Mentre per Gianluca Garofoli, quinta generazione della Cantina Garofoli di Castelfidardo, è importante «capire quali risposte dare ai consumatori futuri. L’esperienza enoturistica, lo storytelling diventano i mezzi per spiegare cosa c’è dietro e dentro una bottiglia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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