Il lavoro c’è, ma non per i giovani: un solo posto su 10 è da laureati. Ecco le figure più ricercate nelle Marche

Previste 11.090 assunzioni, il 32% è per under 30. E l’80% dei contratti è a termine

Il lavoro c’è, ma non per i giovani: un solo posto su 10 è da laureati
Il lavoro c’è, ma non per i giovani: un solo posto su 10 è da laureati
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 12 Aprile 2024, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 08:15

ANCONA Il lavoro c'è, ma non fa per i giovani qualificati. È quanto emerge dall'ultimo rapporto Excelsior, relativo ad aprile, sulla propensione delle aziende marchigiane ad assumere. In questo mese saranno programmate circa 11.090 entrate, più del precedente (10.420) ma in flessione su base annua sia nel dato mensile (1.060 in meno rispetto all’aprile 23) sia nella previsione trimestrale, che vede nel periodo tra aprile e giugno prossimo 41.240 assunzioni programmate, 6.640 in meno dello stesso periodo di un anno fa.

E il mercato del lavoro nella nostra regione non sembra in questa fase ritagliato su misura per la meglio gioventù.

Solo un’assuzione su tre interesserà giovani under 30, in appena un caso su dieci le entrate previste sono riservate a personale laureato e soltanto una su cinque sarà stabile, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.

 

Il sondaggio Unioncamere

Una prospettiva senz’altro deludente, specie per i neo-laureati, quella proposta dall’ultimo rapporto Excelsior, il sondaggio con cui Unioncamere e il sistema camerale monitorano le prospettive occupazionali e i fabbisogni professionali delle imprese del settore privato e la relativa richiesta di profili professionali, mettendo in luce le caratteristiche che connotano le domanda delle imprese, dal titolo di studio, alle competenze, dalla classe di età all’esperienza richiesta.

Solo nel 10% dei profili cercati in questo mese dalle aziende marchigiane il titolo di studio richiesto è la laurea, mentre in tre casi su dieci ci vuole il diploma di scuola media superiore, nel 37% una qualifica o diploma professionale e nel 23% basta addirittura la scuola dell’obbligo.

Più del titolo di studio, le aziende in questa fase cercano soprattutto personale già collaudato e pronto per essere inserito al lavoro, visto che per una quota pari al 61% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Anche per questo solo un 32% delle assunzioni previste interesseranno giovani con meno di 30 anni. Si tratta per lo più di posti di lavoro non stabili: l’80% delle assunzioni programmate saranno infatti a termine, con contratti a tempo determinato o altre forme di durata predefinita.

Il settore dei servizi

Dove servono assunzioni? I contratti programmati dalle aziende interessate ad assumere (sono il 15% del totale) si concentreranno per il 61% nel settore dei servizi e per il 73% nelle imprese con meno di 50 dipendenti e nel 17% dei casi le imprese prevedono di assumere personale immigrato. I profili professionali più “gettonati” riguardano operai specializzati e conduttori di impianti (33%) e gli addetti al commercio e ai servizi (30%). La maggior parte delle assunzioni ad aprile (2.730) è prevista appunto nei servizi di alloggio, ristorazione e turistici, seguiti a quota 1.280 dal commercio.

Le difficoltà

Come avviene ormai da tempo, le aziende fanno spesso fatica a trovare la figura di cui hanno bisogno: anche in questo mese in 50 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. La difficoltà di reperimento di personale nelle Marche, che nell’ultimo anno pre-Covid (2019) era al 28,1%, è salita progressivamente fino a raggiungere il picco del 53% nel gennaio scorso.

Un problema che interessa in particolare l'edilizia, anche se nell'ultimo rilevamento - secondo quando emerge dall’analisi congiunturale condotta da Ance Marche sul secondo semestre 2023 - è scesa nel settore delle costruzioni la quota di imprese con difficoltà nel reperimento di manodopera (82,2% delle aziende intervistate, contro 84,6% della precedente rilevazione), mentre sale al 16,8% (15,4% nel precedente semestre) la quota di imprese che ha registrato condizioni normali.

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