L’assessore regionale Saltamartini: «Carenza di medici? Dal 2026 al riparo»

L’assessore regionale Saltamartini: «Carenza di medici? Dal 2026 al riparo»
L’assessore regionale Saltamartini: «Carenza di medici? Dal 2026 al riparo»
di Michele Rocchetti
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Giovedì 11 Aprile 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 15:25

Definisce il misuratore di efficienza, Filippo Saltamartini. L’assessore regionale alla Sanità lo attiva in una mossa: «Frenare l’esodo di chi preferisce curarsi oltre confine, un fenomeno che affligge soprattutto Pesaro e dintorni». 

Potrebbe essere la degna risposta alla domanda d’esordio: come risanare un sistema sanitario in affanno? Ma la fuga dei camici bianchi non potrebbe essere un indicatore al contrario? Qui le coordinate indicano Ancona, Torrette. 
«Non mi risulta. Una primaria ha fatto domanda per un altro ospedale, in programma c’è il pensionamento di alcuni dirigenti medici. Al contrario: abbiamo bandito un concorso per cardiochirurgia pediatrica e si sono presentate figure di caratura nazionale. Quello di via Conca è un polo molto attrattivo, per due anni di seguito è stato considerato il migliore d’Italia». 

 
Niente ombre all’orizzonte? 
«C’è una carenza generalizzata per la mancata formazione. Le borse di specializzazione che abbiano messo in campo dovrebbero metterci al riparo, fin dal 2026, con un numero di professionisti necessari per coprire i servizi». 

Tra due anni saranno assunti, ci saranno le risorse? 
«Il tema del personale è legato ai vincoli dell’Unione europea.

Tuttavia il governo nazionale ha aumentato il fondo nazionale sanitario, con l’ultima Finanziaria, di 3 miliardi. Il dato è inequivocabile: nel 2024, in termini assoluti, sono previsti 136 miliardi. Non è mai accaduto. Aggiungo che la cifra dev’essere incrementata, perché in rapporto al prodotto interno lordo siamo a un livello inferiore rispetto a quello che viene investito negli altri Paesi dell’Unione». 

Torniamo ai pronto soccorso sotto stress. 
«Il problema esiste perché, spesso, manca la medicina del territorio. Se il 70% degli accessi è costituito da codici bianchi e verdi è evidente che si presentano persone che dovrebbero essere seguite dai medici di famiglia».

Come correggere il tiro? 
«Abbiamo puntato su un progetto che prevede 50 punti salute, oggi (ieri, ndr) ne è stato disposto un altro a Castelraimondo. Sono luoghi dove il cittadino può eseguire, per esempio, un ecocardiogramma che poi, con la telemedicina, viene trasferito nell’hub - può essere l’Inrca o un’altra struttura - dove proseguire le prestazioni. Un’innovazione. Finora ne sono stati attivati cinque». 

Sarà, ma la scorsa settimana i centri dell’emergenza erano super affollati. 
«A Torrette, come a Jesi, Fabriano e San Benedetto, è il tema dei temi. Come assessore mi dolgo per chi è costretto a ore di attesa al triage. Troveremo una soluzione, anche se i tetti di spesa per ora ci impediscono di assumere e la medicina d’urgenza è ritenuta poco appetibile». 

Cambio di prospettiva. Ast 1 di Pesaro-Urbino: qui il nodo è la mobilità passiva. Un fenomeno che in dieci anni ha drenato 400 milioni al sistema sanitario locale. Come scioglierlo? 
«Se le riforme saranno adeguate, sarà il primo misuratore di efficienza. Ci stiamo riorganizzando». 

Come? 
«La questione si risolve dando ai pesaresi i servizi sul proprio territorio. Abbiamo inaugurato una nuova Tac all’avanguardia a Fano nei giorni scorsi, altre tecnologie saranno implementate e stiamo costruendo un nuovo ospedale nella città di Rossini. L’esodo si frena potenziando le prestazioni. Comunque, nell’ultimo anno il defict è stato inferiore». 

Un’altra contromossa? 
«Abbiamo firmato un accordo di confine con l’Emilia Romagna perché se le loro cliniche garantisco, in convenzione, performance in tempi molto brevi siamo in presenza di damping di servizi sanitari. C’è una concorrenza alimentata dal privato, che ha tutto l’interesse di acquisire prestazioni con finalità di lucro». 

Altra nota polemica. Che fine ha fatto la Tac del Covid hospital di Civitanova? 
«È stata smontata e verrà trasferita Recanati, entro maggio. Per Civitanova abbiamo già avviato il procedimento per acquistarne un’altra che duplica quella in funzione». 

Ast 5, Ascoli. Qui per abbattere le liste d’attesa si cerca la mano tesa delle strutture convenzionate. 
«La materia è legata alle 69 prestazioni Lea, i Livelli essenziali di assistenza, che dobbiamo garantire in tempi prestabiliti e senza tentennamenti. Ora, se è impossibile farlo, vanno acquistati sul mercato e messi gratuitamente a disposizione dei cittadini. Ci sono aree vaste che hanno strutture in grado assicurare l’alternativa, altre meno».

Siamo di nuovo su Pesaro, vero? 
«Esatto, là non ci sono le cliniche il che favorisce l’esodo. Per questo una bella fetta del riparto è stata destinata a quella zona, per rafforzare il pubblico. Per scongiurare la migrazione».

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