Scarpe, la stretta green parte da Sant'Elpidio a Mare: «Il clima che cambia stravolgerà la filiera: calo fatturato fino al 50%»

Esperti a confronto, si mobilitano le aziende locali

Scarpe, la stretta green parte da Sant'Elpidio a Mare
Scarpe, la stretta green parte da Sant'Elpidio a Mare
di Massimiliano Viti
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Martedì 23 Aprile 2024, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 13:12

SANT'ELPIDIO A MARE Adattarsi ai cambiamenti climatici ma anche impegnarsi per mitigarli. È il messaggio che arriva dall'incontro “Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla filiera della calzatura” che si è svolto ieri sera a Sant'Elpidio a Mare. Adeguarsi al clima e innovare in un momento di mercato piuttosto delicato non è semplice. Fulvia Bacchi, direttrice di Unic-Concerie italiane e ceo di Lineapelle, sostiene che attualmente c'è un calo di fatturato nella filiera che va dal 40 al 50%. «Anni fa, gli espositori calzaturieri a Lineapelle costituivano l'80% del totale, ora sono un terzo», ha detto Bacchi per dare un numero alla crisi del settore. Bacchi che ha smantellato l'idea di pelle vegana più sostenibile, affermando che c'è una legge per cui il termine pelle non può essere associato a vegano per trasparenza nei confronti del consumatore: «Nuovi materiali più sostenibili della pelle? Ci sono enormi dubbi». 

I grafici

Il geofisico Gianluca Lentini ha mostrato con grafici e numeri l'anomalo riscaldamento dell'Italia negli ultimi anni. «Una tendenza che proseguirà. A chi attribuire il cambiamento? Siamo noi, non il ciclo della natura. Il settore deve adattarsi ma deve anche mitigare le emissioni», ha concluso Lentini. È andato dritto al punto il professore di Chimica industriale dell'Università di Bologna Fabrizio Passarini, secondo cui la moda è lineare e non circolare, mentre le aziende segnalano la complessità nell'implementare le normative. «Il settore calzaturiero è poco efficiente e ha grandi margini di miglioramento.

La scarpa è composta da molti materiali per cui è difficile smontarla e recuperarli. Come agevolare il recupero? Le aziende devono mettersi insieme, ad esempio, per recuperare gli scarti del pellame». Elisabetta Pieragostini, presidente della sezione accessori di Confindustria Fermo, ha citato la rete Plato's che ha messo insieme aziende per offrire prodotti ad emissioni zero. «Ma le aziende virtuose e sostenibili: quanto sono apprezzate? Andare verso la sostenibilità vuol dire aumentare i costi: si rischia di andare fuori mercato. I consumatori non sono disposti a pagare di più per comprare un prodotto definito green». Marco Giuliani di Unipvm ha detto chiaramente che l'impatto zero non esiste. Interessante il dibattito moderato da Raffaele Vitali che ha visto protagonisti Orietta Pellizzari, global fashion consultant di Lineapelle, e gli imprenditori Carlo Carlacchiani e Ubaldo Belletti.

L’idea

«Sostenibilità? È il biglietto per entrare nel gioco. Senza questo impegno non gioco», ha spiegato Giuliani che ha esortato le imprese a elaborare il proprio bilancio di sostenibilità e a comunicarlo. «Dobbiamo procedere a monitorare con intelligenza e tempestività, limitando i rischi e approntando i necessari sforzi di avanzamento tecnologico, l’azione del cambiamento climatico e le sue concrete conseguenze. Il nostro scopo è rispondere consapevolmente e con un adeguato sistema di protezione locale, ad un fenomeno globale ed intensamente impattante», concludono Bacchi e Pieragostini.

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