Buona gestione dei boschi per la salute delle Marche

Buona gestione dei boschi per la salute delle Marche

di Davide Neri
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 06:00

I boschi sono una risorsa multi-funzionale capace di fornire prodotti e servizi ecosistemici importanti per la mitigazione climatica, la difesa idrogeologica, la conservazione della biodiversità, il valore estetico del paesaggio, la valenza turistico-ricreativa e i benefici per la salute. Nelle Marche e in Italia, in media, la superficie forestale costituisce circa il 34% di quella totale. Le normative forestali nazionali e regionali sanciscono il divieto di riduzione di superficie boschiva ma autorizzano tagli boschivi finalizzati all’utilizzo del legname con l’obbligo di rinnovazione, preferenzialmente naturale.

Oltre i 2/3 dei boschi delle Marche sono cedui di latifoglie che si rinnovano per via vegetativa, ovvero dopo il taglio basale del fusto eseguito ogni 20-30 anni segue un riscoppio di nuovi getti che nel tempo ricostituiscono la massa legnosa. Questa capacità è stata da sempre utilizzata dall’uomo per la produzione di legna di piccola taglia per ottenere carbone vegetale, legna da ardere e paleria. Con cicli di utilizzazione più lunghi (70-100 anni) e piante esclusivamente da seme, sia di conifere che di latifoglie, si possono ottenere assortimenti legnosi di maggior rilevanza (come tranciati, segati, sfogliati, travature), ma questi sono poco presenti nei boschi marchigiani, che sono stati, e in parte sono ancora, luoghi di pascolamento del bestiame e di raccolta di funghi, tartufi e frutti spontanei. Il bosco può assorbire enormi quantità di carbonio: da studi effettuati sulla base dell’Inventario Forestale Regionale si rileva che i boschi marchigiani hanno una capacità di stoccaggio di carbonio di 40-90 ton/ettaro in fusti, rami e foglie e di 70-120 ton/ettaro nelle radici e nel suolo. Una quantità impressionante se moltiplicata per i quasi 300mila ettari presenti in regione.

Anche la biodiversità forestale è molto importante, pur se variabile e condizionata da decenni di utilizzazioni consuetudinarie che hanno favorito la semplificazione strutturale e compositiva. Vi sono peraltro foreste particolarmente vocate, incluse fra le aree protette regionali (parchi e riserve naturali) o appartenenti alla Rete Natura 2000 dell’Unione Europea (SIC, ZSC e ZPS), che interessano poco meno del 20% della superficie boschiva. Alcune di queste zone ospitano centinaia fra specie vegetali e animali.

La capacità dei boschi di garantire biodiversità e assorbimento del carbonio dipende in modo diversificato da numerosi fattori come le specie arboree, la fertilità dei suoli, le condizioni climatiche, l’età degli alberi, e dalla gestione selvicolturale. Il prof. Urbinati ci informa che nelle Marche sono presenti anche alberi monumentali e boschi vetusti. I criteri di attribuzione della monumentalità arborea sono di diversa natura: a) valore ecologico, b) pregio naturalistico e c) pregio storico-culturale-religioso.

I boschi vetusti sono invece rari lembi boschivi caratterizzati da superfici fra 2 e 10 ettari, che non sono stati sottoposti negli ultimi 60 anni ad interventi selvicolturali e che hanno una struttura complessa e diversificata caratterizzata dalla presenza di tutti gli stadi di sviluppo: dalle giovani piante della rinnovazione ai grandi alberi senescenti o già trasformati in necromassa (legno morto). La loro unicità è quella di essere testimoni viventi di vicende climatiche, ambientali e culturali pregresse e pertanto oggetto di identificazione, caratterizzazione, tutela e monitoraggio.

Lo stato italiano ha stanziato risorse alle regioni e nel caso specifico le Marche hanno incaricato per lo studio l’Area Sistemi Forestali del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali. I boschi sono sistemi complessi e come tali richiedono, quando necessario, interventi specifici calibrati sulle loro funzioni prevalenti, che possono annoverare evoluzione libera o controllata. Le foreste sono un elemento fondamentale di interfaccia fra la terra e il cielo, necessarie alla vita sul pianeta e la loro distruzione significherebbe una immensa estinzione di massa, fra cui anche quella della specie umana. Alcune aree del pianeta in Africa, Asia e America meridionale sono oggetto di deforestazione per interessi economici agro-industriali; altre aree in Europa e Nord-America sono in una condizione di equilibrio o aumento di superficie forestale, ma in tutti gli ambienti i cambiamenti climatici in atto mettono a dura prova le foreste modificando significativamente le loro capacità di resistenza e resilienza ai disturbi naturali e antropici.

L’aumento del numero e della severità di incendi forestali, di tempeste anomale, di attacchi di patogeni e parassiti, e l’incremento del dissesto idrogeologico sono fra gli effetti più evidenti dei cambiamenti che richiedono particolare attenzione, analisi e monitoraggio. In aiuto ci sono le innovative tecnologie geomatiche che consentono di rilevare ampie superfici, analizzare zone impervie o inaccessibili, individuare criticità strutturali e funzionali nelle coperture vegetali utili per attuare efficaci misure di mitigazione e/o gestione sostenibile calibrata sulle specifiche condizioni ambientali e socio-economiche locali, e per le politiche di contrasto allo spopolamento delle aree montane e l’abbandono colturale di gran parte dei boschi appenninici. Questi temi sono affrontati quotidianamente nelle aule universitarie ed è prezioso in particolare il lavoro del prof. Carlo Urbinati responsabile dell’Area Sistemi Forestali e Presidente del Corso di Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali.

*Docente Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università  Politecnica
delle Marche

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