Dopo il successo del suo primo lungometraggio, il docufilm Benelli su Benelli, presentato alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia nel 2021, la regista pesarese Marta Miniucchi sta ultimando le riprese de “La stanza indaco”, nuova produzione della Genoma Film, che racconta una storia vera ispirata al libro omonimo della scrittrice Costanza Savini e del medico Gianfranco Di Nino. La regista ha volutamente mantenuto l’ambientazione all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, per raccontare la storia d’amicizia e amore nata tra due giovani nel reparto di terapia intensiva.
L’umanizzazione delle cure
«Non è mai facile parlare di malattia», racconta Miniucchi «farlo bene se non altro, trovare il giusto garbo per mettere in evidenza quanto sia importante l’umanizzazione delle cure». La “stanza indaco” è un luogo che sta tra cielo e terra, all’undicesimo piano dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna nel reparto di Terapia Intensiva. Indaco è il colore che assume la sala durante il riposo notturno. Romeo, “ospite” fisso, è un ragazzo bello e dolce, malato terminale di leucemia, ama intensamente la vita e la sua batteria. India, giovane adolescente, (soffre di Bpco) è costretta a ricoveri ciclici e costanti. Quando si incontrano, scoprono di condividere molte cose e nascerà un grande amore indissolubile e indistruttibile.
La forza dell’amore
Proveranno, con tutta la loro forza, a vivere la loro esistenza; una gratuità a cui attingere a piene mani. «A prescindere dal fatto che si svolga in un ospedale, è un racconto di vita, una realtà viva e vera, che tocca due mondi, quello materiale e quello spirituale».
Un altro docu-film
Il film uscirà nelle sale verso la fine dell’estate e la Genoma Film è in trattativa anche con Rai e Sky, oltre alla definizione della partecipazione a diversi importanti festival. Ma le sfide di Marta Miniucchi non finiscono qui: a breve tornerà nelle Marche per iniziare le riprese del docu-film su Scavolini.