Antonio Cioffi, dalla banca alla danza: «Aiutavo il papà mago e il backstage mi stregò»

Antonio Cioffi, dalla banca alla danza: «Aiutavo il papà mago e il backstage mi stregò»
Antonio Cioffi, dalla banca alla danza: «Aiutavo il papà mago e il backstage mi stregò»
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 5 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:00

Ideatore, anima e cuore del festival di danza Hangarfest, che si è conquistato un posto d’onore nei festival italiani, Antonio Cioffi è nato in un piccolo paesino campano, ha vissuto in Svizzera ed infine ha scelto Pesaro come sua residenza, per amore. «Sono nato a San Salvatore Telesino, in provincia di Benevento, ma la cosa buffa è che quando devo compilare un modulo, appena leggono San Salvatore (Ospedale di Pesaro), mi chiedono di specificare la città e non l’ospedale». Antonio e suo fratello Giancarlo, di due anni più piccolo, hanno dovuto attendere qualche anno prima di raggiungere i genitori immigrati in Svizzera per lavorare: «Fino a 4 anni sono stato con i nonni materni, mentre i miei cercavano una situazione ottimale per venirci a prendere e questo ha influito molto sul mio carattere. Di quel periodo ricordo i profumi, gli odori della bottega da ciabattino di mio nonno: la pece, il cuoio e lui che lavorava a lume di candela. La casa in campagna, con tanti animali». 

Piccolo emigrante

Poi, arrivò il giorno in cui furono trasportati in un “mondo” nuovo, ma senza alcun trauma. «Siamo stati subito ben accolti, sia nella Svizzera tedesca che poi in quella francese, che i miei scelsero per permetterci di continuare a studiare. La famiglia che ci ospitò nella Svizzera tedesca ci trattava come loro figli. Mai problemi: al trasferimento nella parte francese non c’è mai stato un periodo di confusione, nemmeno a livello linguistico ed è straordinario come un bambino riesca sempre a trovare un modo per comunicare con quelli della sua età». La sua famiglia però tenne moltissimo a far loro frequentare sempre le scuole italiane. «Frequentammo un collegio di suore che venivano dal Piemonte. L’unico disagio era che abbiamo dovuto affrontare un altro distacco dai nostri genitori che ci lasciavano in collegio durante la settimana. I miei lavoravano in una industria tessile ed era l’unico modo per farci andare a scuola».

A Losanna Antonio frequenta le superiori (Ragioneria) nell’Istituto Pareto, una scuola dove ha studiato la creme dell’alta società italiana per molti anni, soprattutto nel periodo più rivoluzionario, dal ’68 al 77. «Ero troppo giovane per vivere il ’68 e, vivendo in Svizzera, mi sono sempre trovato un po’ fuori dalle lotte studentesche».

Chi conosce Antonio sa che è persona riservata: «Credo dipenda da questa mia infanzia e adolescenza, fatta di molti distacchi dalla mia famiglia. Credo di essere una persona molto riflessiva e con un grande senso di responsabilità dovuto al fatto che sentivo il peso di occuparmi di mio fratello, anche a livello emotivo. Ad esempio, per non turbarlo, non potevo mai piangere davanti a lui, non dovevo mai farmi vedere triste e questo ha contribuito a farmi vivere senza mostrare mai le mie emozioni. Stavo bene con i ragazzi più grandi, ero sempre il più piccolo della compagnia, ma non me ne sono mai fatto un problema, anzi. Confrontarmi con persone più grandi mi ha fatto maturare prima». Ed è a Losanna che conosce l’amore della sua vita, Rosanna: «Ci conoscemmo già in terza media, ma fu alle superiori che decidemmo di stare insieme. Una storia molto bella che ancora dura. Lei si diplomò in Farmacia, ma allo stesso tempo studiava danza e questa fu la causa di una delle svolte della mia vita. Fu lei a portarmi nei teatri, anche se il teatro lo avevo frequentato anche da piccolo».

Ed ecco che un altro ricordo riaffiora: «Mio padre era un appassionato di giochi di prestigio e faceva diversi spettacoli per i club di magia, dove io ero il suo assistente. Lì iniziai a familiarizzare con il palcoscenico, soprattutto nel “dietro le quinte”, prospettiva che mi ha sempre affascinato anche di più». E tornando invece alla danza: «Grazie a Rosanna ho imparato ad apprezzarla, anche provando a studiarla e farla, dalla classica alla contemporanea, dal jazz al flamenco, fino a percepire che occorre davvero molto impegno per portarla avanti a livello professionale».

La svolta

Antonio lavorava in banca a Ginevra, ma con Rosanna decisero di tornare in Italia: «Quando è nata mia figlia Annalisa, decidemmo di farla crescere in Italia: la Svizzera è bellissima, ma iniziava a starci stretta, tutto era talmente perfetto che era come non ci fosse spazio per noi». Pesaro fu scelta per le origini di Rosanna, di Mercatello. Aprirono una scuola di danza e dopo essersi specializzato, Antonio fece l’ennesima svolta della sua vita, diventare un organizzatore teatrale.

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