La denuncia due giorni prima
Lei quella domenica mattina era andata a riprendere i suoi effetti personali, poi il litigio e l’aggressione. Due giorni prima lo aveva denunciato per maltrattamenti. Ieri in aula è toccato al medico legale Marco Papacelli presentare i risultati dell’autopsia. Sono otto le coltellate che hanno raggiunto torace, fianco e dorso andando a colpire un rene, poi la lesione al lato cervicale destro che ha colpito la tiroide. Colpi profondi anche 13 centimetri che hanno provocato il dissanguamento della povera Anastasiia. La ragazza si è difesa, come dimostrano le ferite alle mani e all’avambraccio. Lo ha fatto in maniera passaìiva cercando di proteggersi alzando appunto il braccio, ma anche in maniera attiva cercando di disarmare il marito, ferendosi al palmo e alle dita delle mani in un disperato tentativo di togliergli il coltello.
Anche Mostafa aveva delle ferite alle mani, provocate presumibilmente dallo scivolamento del coltello. Si tratta dell’arma bianca da cucina ritrovata nella valigia in cui era stata messa la donna. Anastasiia, cameriera all’Osteria dalla Peppa a Fano, era stata trovata rinchiusa in un trolley scaricato dall’ex marito in un’area rurale nel comune di Fano. Il marito aveva cercato di scappare all’estero ed era stato bloccato dai carabinieri e Polfer alla stazione di Bologna.
In udienza ieri è stata riporta la perizia sul telefono cellullare di Mostafa.
Incastrato dal telefono
Poi le analisi del Gps, wifi e celle telefoniche che lo collocherebbero nel luogo dell’omicidio quella domenica mattina. L’avvocato dell’imputato, Simone Ciro Giordano, ha rilevato, rispetto alle aggravanti, che «non emergono condotte tipiche di un rapporto malato da cui si possono desumere maltrattamenti. C’erano litigi e un rapporto conflittuale». Per l’avvocata di parte civile Roberta Giuliacci «le attività di indagine hanno portato a risultati chiari sia per l’accusa principale che per tutte le circostanze aggravanti rispetto ai maltrattamenti che si stanno delineando chiaramente. Il loro matrimonio era stato riconosciuto anche in Italia, un punto su cui non c’è da discutere». Nella prossima udienza del 24 aprile toccherà alla madre della vittima testimoniare.