Serra di marijuana a Valli di Lisciano: traditi dall’allaccio abusivo all’Enel. In tre a processo

Serra di marijuana a Valli di Lisciano: traditi dall’allaccio abusivo all’Enel. In tre a processo
Serra di marijuana a Valli di Lisciano: traditi dall’allaccio abusivo all’Enel. In tre a processo
di Luigi Miozzi
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Lunedì 29 Aprile 2024, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 07:19

ASCOLI Quando i carabinieri entrarono nell’edificio di Valli di Lisciano trovarono al loro interno una vera e propria coltivazione di piante di marijuana. Era l’ottobre del 2020 quando i militari dell’Arma entrarono in quella casa di campagna al cui interno era stata allestita una serra per la coltivazione intensiva di piante che, una volta cresciute e trattate avrebbero consentito di immettere sul mercato una gran quantità di droga e, di conseguenza, fruttato un ingente guadagno.

Il blitz

Il blitz dei carabinieri consentì di rinvenire ben 1.166 piantine di marijuana disposte in ben cinque stanze in un piano dell’immobile.

Inoltre, era stato allestito anche un sofisticato sistema di irrigazione e di climatizzazione degli ambienti per garantire l’ambiente necessario per la crescita delle piantine. Un sofisticato sistema di illuminazione e anche di ventilazione con tanto di sensori sistemati negli ambienti per rilevare la temperatura e i livelli di umidità e riuscire così ad ottenere l’idonea climatizzazione. Ma affinchè il sofisticato sistema di climatizzazione potesse sistemare, c’era la necessità di una elevata fornitura di energia elettrica. Tanto che venne scoperto anche un allaccio abusivo alla rete pubblica dell’Enel direttamente al contatore dell’abitazione.

Per questi fatti, sono finiti nei guai tre persone: un ascolano di 58 proprietario della casa e due albanesi, uno di 34 e l’altro di 38 anni, a cui il proprietario aveva affidato la manutenzione della casa e del parco circostante affidando l’edificio in comodato d’uso gratuito. Per la Procura di Ascoli, a seguito dell’attività investigativa sarebbe emerso che i tre avrebbero agito in concorso tra loro al fine di coltivare e successivamente immettere sul mercato lo stupefacente. Tesi questa contestata dal difensore del proprietario dell’immobile, l’avvocato Mauro Gionni, che ha sostenuto anche il proprio assistito fosse estraneo ai fatti che gli vengono addebitati, sostenendo quindi che il cinquantottenne ascolano fosse all’oscuro di quanto stesso facendo sulla sua proprietà le due persone a cui aveva affidato la manutenzione. Spetterà ora al gup di Ascoli, davanti al quale si sta svolgendo il processo con il rito abbreviato, pronunciarsi in merito.

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