PESARO Accordo vicino fra Provincia e Bankitalia per il trasferimento - con vendita - della sede della Provincia da via Gramsci a via Rossini nel palazzo che ha ospitato gli uffici dell’istituto di credito fino al 2015. Un’operazione legata alla successiva vendita dell’attuale sede. Ma solo a trattative concluse uscirà poi il bando che metterà sul mercato l’immobile grazie al cambio della destinazione d’uso urbanistica del complesso. La road map nelle parole del presidente della Provincia Giuseppe Paolini e del direttore generale Marco Domenicucci. «Una nuova sede serve per rispondere a necessità oggettive ma non ci spostiamo dal centro storico né consumiamo altro a suolo - rimarcano - l’alienazione è l’unica strada percorribile, stando ai costi esorbitanti per mettere a norma l’edificio di via Gramsci».
Chiarimento
Una presa di posizione quella di Paolini e Domenicucci per fare chiarezza nel dibattito innescatosi sul futuro del palazzo di via Gramsci.
I contatti
Sull’interesse per la sede di BankItalia interviene Domenicucci: «L’edificio è solido, in muratura, ha un struttura migliore e non richiederebbe lavori pesanti. Tutti gli uffici sarebbero concentrati in un unico Palazzo. Entro il 15 gennaio abbiamo un incontro. Stiamo attendo le ultime documentazioni: ci chiedono due milioni e 800mila euro per l’acquisto ma siamo in trattativa. Il nostro interesse c’è, tant’è che lavoriamo per chiudere la partita a 2 milioni e mezzo. Ci sono altri gruppi interessati a prendere l’immobile di via Rossini, certamente in una posizione strategica ma BankItalia ha assicurato che il nostro Ente ha la precedenza». Nel frattempo, è stata richiesta la variante per il Palazzo di via Gramsci «proprio per evitare che l’edificio restasse un contenitore vuoto – osserva Paolini - una volta abbandonato dalla Provincia. La nuova destinazione valorizza il bene ampliando la destinazione d’uso. Che estende le possibilità consentendo non solo gli uffici».
La prescrizioni
Sulle prescrizioni della Soprintendenza: «Era il vecchio Prg che prevedeva demolizione e ricostruzione o restaurazione sul Palazzo di via Gramsci. Non l’abbiamo fatto noi. Con la richiesta di variante, anzi, abbiamo adesso scongiurato il rischio demolizione perché la Soprintendenza, che in passato aveva ritenuto di non mettere vincoli, si è rimessa in moto». Ponendo il vincolo di “ristrutturazione con divieto di demolizione e ricostruzione”. «La sagoma all’esterno dovrà rimanere la stessa? A noi questo non dispiace. Una sede universitaria? Ben venga se possibile. Ma ripeto: noi non abbiamo chiesto nessuna demolizione né vogliamo fare nessuna speculazione edilizia».