Violenza, a letto con il nemico

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Venerdì 30 Settembre 2016, 05:00
IL FENOMENOPESARO La violenza nelle sue forme molteplici continua ad essere un gravissimo fenomeno sociale, e quella verso le donne sta raggiungendo apici inauditi, con un aumento esponenziale di femminicidi, non solo dal punto di vista dell'uccisione fisica delle vittime, ma anche della negazione del diritto di identità, o di gravi lesioni atte a deturpare irrimediabilmente la persona. Un fenomeno che non riguarda solo gli strati sociali più poveri e deboli, ma colpisce anche quelli dove la cultura dovrebbe fornire uno scudo agli abusi.
Il dominio sull'altro
La violenza più comune è quella domestica che consiste in una serie continua di azioni, spesso anche diverse, ma finalizzate ad un unico scopo: il dominio e controllo da parte di un partner sull'altro, attraverso violenze psicologiche, fisiche, economiche, sessuali.
«Un fenomeno sociale e culturale che ha radici profonde nella cultura maschilista che considera ancora la donna una proprietà, dove il diritto alle scelte, anche di andarsene e di lasciare il proprio compagno, non è ammissibile»: lo conferma Graziella Bertuccioli, promotrice e coordinatrice del Centro antiviolenza Parla con Noi, istituito dalla Provincia di Pesaro e Urbino nel 2009 a seguito della legge di contrasto alla violenza che ha previsto l'istituzione di un Centro per ogni territorio provinciale. Il Cav nel 2015 ha accolto 117 donne, di cui 81 di nazionalità italiana. I dati, rispetto al 2014 sono lievemente aumentati e si riscontra, che la violenza avviene all'interno delle mura domestiche: 64 sono state le violenze fisiche e 77 quelle psicologiche, spesso combinate. L'autore della violenza è quasi sempre il marito (32), il convivente (16) o ex marito ed ex fidanzato. Nel primo semestre 2016 si sono rivolte al Centro 62 donne, ma il grande dato sommerso è che le donne hanno ancora paura di denunciare le violenze subite. Nonostante l'enorme importanza di questo servizio spesso i finanziamenti per mantenere il Cav e la Casa di Emergenza, nata nel 2013, sono insufficienti. Il Centro ha un costo di quasi 80mila euro annui, sostenuti da Regione e Ambiti territoriali sociali, la Casa, che ospita donne provenienti anche da altre province, ha un costo di oltre 30mila euro l'anno, sostenuto da Regione Marche ed Ambiti regionali.
«Nel passaggio dalla provincia, trasformata ora in ente di secondo livello, abbiamo continuato a mantenere la rete con gli altri ambiti territoriali. - spiega l'assessore alla Solidarietà del Comune di Pesaro Sara Mengucci - In futuro dovremo sempre più rafforzare questa rete, per arrivare anche a donne che risiedono nell'entroterra e comuni limitrofi».
Come mantenere i contributi? «Attualmente si basano su fondi regionali statali e ci sono stati garantiti fino alla fine dell'anno. Ma l'altro obiettivo è di fare entrare il progetto in ambiti territoriali che ci garantiscano continuità economica. Nella Casa di emergenza (che prevede un'ospitalità di massimo 4 giorni ndr) il primo anno abbiamo ospitato 27 donne e 32 bambini: un risultato negativo dal punto di vista del fenomeno, ma positivo per quanto riguarda la risposta che si è potuta fornire ad una necessità sociale».
La prevenzione
Come prevenire prima di curare? «Con la mia collega Giuliana Ceccarelli, stiamo cercando di mettere in campo una serie di iniziative di sensibilizzazione, come il convegno di oggi, dove per la prima volta parleremo di uomini maltrattanti: se non si capiscono le origini non si può lavorare a 360° sulle vittime».Anche l'assessore Marina Bargnesi di Fano sottolinea come l'attenzione non deve mai calare nei confronti di questo problema: «Dobbiamo insistere e insistere. Fano ha molto a cuore l'implementazione e la sopravvivenza dei centri di accoglienza e delle case di emergenza, e stiamo lavorando all'apertura di un Centro per le pari opportunità, dove apriremo sportelli che rilascino informazioni sul maltrattamento, per un dialogo tra i generi, non solo donne, ma tutti i soggetti deboli».