L'ANGOSCIAPESCARA Terzo piano, ospedale Santo Spirito di Pescara. Reparto di Pediatria.

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Lunedì 23 Gennaio 2017, 05:00
L'ANGOSCIAPESCARA Terzo piano, ospedale Santo Spirito di Pescara. Reparto di Pediatria. Se può esistere uno stato d'animo che si chiama felicità angosciosa abita qui, dentro e fuori il pianerottolo dopo sono confinati i parenti di Domenico Di Michelangelo e Marina Serraiocco, gli abruzzesi di Osimo, il poliziotto del commissariato e la commerciante del corso. Ma soprattutto del piccolo Samuel che a soli sette anni diventa il bastione di questa felicità viziata, gonfia di ansia. Lui dentro appare normale: chiede ancora dei genitori, gioca con gli altri bambini, si scambia le figurine dei calciatori con Edoardo Di Carlo, uno degli altri quattro bambini portati in salvo dalla pancia del mostro bianco che ha travolto il Rigopiano. I suoi genitori, invece, sono stati estratti senza vita e riconosciuti. Per stare in queste ore con Samuel, quindi, si cammina sul filo del rasoio. Tra quelli che entrano ed escono c'è Franco Di Michelangelo, il nonno di Samuel. Scuote la testa. «Ora serve solo un miracolo. Da una parte mi faccio coraggio, dall'altra no - continua Franco, ex dipendente dalla Provincia di Chieti, molto conosciuto in città, come tutta la famiglia per cui si trepida anche a Osimo -. Ma io ci credo. Samuel, Franco e Marina sono una persona sola, vivono come se fossero un corpo unico. Vogliamo rivederli insieme il prima possibile: mio nipote è troppo attaccato ai genitori».
Il maledetto martedì
Franco torna con le mente a martedì scorso, ovvero alle ore precedenti alla partenza: «Nevicava tanto. E pregavo perché non partissero: quel tempaccio mi spaventava. Alla fine hanno deciso di andare dopo le rassicurazioni ricevute da parte del personale dell'albergo». Che ha spiegato ai giovani coniugi (lui 41 anni, lei 36), da qualche anno residenti a Osimo, come le strade venissero pulite ogni giorno. «Mi raccontano che una coppia di amici doveva essere con la famiglia di mio figlio, ma alla fine hanno deciso di restare a casa. E loro si sono salvati. Dino e Marina, invece, li ho visti l'ultima volta due domeniche fa: eravamo a casa dei genitori di lei, dove stavamo festeggiando i sette anni di Samuel. Erano felicissimi, come al solito».
Parola d'ordine, crederci
Ma questo è il passatoc. «Ce la possono fare - continua Franco -. D'altronde, secondo il parere di esperti, in determinate circostanze si può sopravvivere lì sotto anche nove o dieci giorni». L'effetto igloo, la possibilità che si siano formati degli spazi sotto le macerie è fondata. Giovedì sera non c'erano speranze, venerdì il cielo si è riaperto. «Speranza, tanta speranza fino alla fine», ribadisce il concetto Giuseppe Serraiocco, il fratello di Marina. Eseguono ciecamente gli amici. I poliziotti di Osimo, colleghi di Dino, hanno portato a Samuel le amate costruzioni Lego in reparto. Gli amici di Chieti, invece, avevano organizzato una fiaccolata in zona Sacro Cuore per le 21. Maria Elena Carulli, amica di infanzia di Dino, promuove e firma la speranza. «I ragazzi del muretto sono tutti invitati a partecipare . Ragazzi, siamo sicuri che Dino, Samuel e Marina sentiranno il nostro calore e torneranno. Lo so». Alle 20 si sparge la voce che il corteo non è stato autorizzato. Sui Social si va avanti: «La fiaccolata si fa».
a. t.
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