MACERATA - Si sono già fermati circa 100 cantieri edili nella giornata di ieri in tutta la provincia di Macerata. Questa mattina, ad Ancona, l’Ance Marche spiegherà nel corso di un incontro tutti i dettagli della protesta dei costruttori edili marchigiani contro il caro prezzi che sta provocando ritardi e disagi, oltre a importanti perdite di denaro da parte degli imprenditori, ma nel frattempo lo sciopero è già partito con tantissime adesioni che sono destinate a salire vertiginosamente nei prossimi giorni.
L’aumento dei prezzi dei carburanti è solo l’ultimo problema a cui hanno dovuto far fronte le imprese edili, già alle prese da mesi con importanti rincari sul costo delle altre materie prime.
Saranno quindi moltissimi altri i cantieri che si fermeranno nei prossimi giorni, con l’appello verso le istituzioni a fare qualcosa sia a livello regionale che a livello di ricostruzione post sisma. «Domani incontreremo il commissario Legnini, ma aspettiamo delle risposte anche dalla Regione – prosegue Resparambia –. Finora molti nostri appelli sono caduti nel vuoto, per ora abbiamo ascoltato solo annunci che però non si sono trasformati in realtà. Il nostro settore è probabilmente quello che ha visto il maggior rialzo di prezzi in tutte le materie prime, già da diversi mesi. Senza un prezziario e senza la possibilità di rinegoziare le cifre degli appalti, ci troviamo ogni giorno a lavorare in rimessa. Ci conviene stare fermi e con i cantieri chiusi invece che lavorare. Chiediamo scusa a tutti i nostri clienti, ma siamo a un punto di non ritorno».
L’aumento del prezzo dei carburanti è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non solo nelle Marche: nei prossimi giorni, infatti, iniziative analoghe di protesta sono previste anche in Umbria e Abruzzo, mentre in Emilia Romagna diversi cantieri si stanno fermando per motivazioni simili. Un’ondata di protesta che rischia di paralizzare il paese. «Non si tratta di una problematica locale, ma ovviamente nazionale – afferma ancora Resparambia – nella maggior parte dei casi la colpa è della speculazione. Tanti fornitori stanno approfittando del momento per recuperare magari quanto perso durante la pandemia. È inaccettabile, lo ha spiegato bene anche il ministro della Transizione ecologica Cingolani. Non sono solo i clienti finali a rimetterci, ma soprattutto nel nostro caso siamo in primis noi aziende edili a subire sulle nostre spalle questa problematica. E non possiamo farci niente».
«Chiediamo quindi aiuto alle istituzioni, soprattutto a coloro che devono controllare le varie filiere - conclude Resparambia -. Si attivino per svolgere dei controlli seri su questi prezzi impazziti prima che sia troppo tardi, altrimenti sarà la fine. Per ora, come già detto, a noi conviene restare fermi con i cantieri chiusi».