MACERATA Un “Castello di carta” (questo è il nome dell’operazione) da oltre 67 milioni di euro è quello scoperto dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Macerata che hanno smascherato un presunto giro di fatture false per oltre 67 milioni di euro emesse da imprese “cartiere” per quella che gli inquirenti ritengono essere una fittizia somministrazione di manodopera.
I militari guidati dal tenente colonnello Francesco Mirarchi, all’esito di complesse indagini, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo di oltre 14 milioni di euro emesso dal Gip di Macerata su richiesta della Procura, con cui è stato disposto ha disposto il sequestro di conti correnti, quote societarie, immobili e auto nei confronti di sei imprese e quattro persone, coinvolti a vario titolo in un complesso meccanismo di frode fiscale fondato sull’emissione di fatture false, per le annualità dal 2018 al 2021, per oltre 67 milioni di euro nonché su omesse e infedeli dichiarazioni.
I dettagli
L’attività info-investigativa è partita nel 2022 d’iniziativa da parte dei militari della Guardia di Finanza che l’hanno poi sviluppata attraverso pedinamenti, analisi del fatturato delle imprese e l’acquisizione di una copiosa documentazione amministrativo/contabile.
Le contestazioni
Al termine delle attività investigative sono stati denunciati quattro presone a vario titolo per svariati reati connessi all’emissione di false fatture, all’omessa dichiarazione ai fini Iva, all’infedele dichiarazione dei redditi, alla distruzione e all’occultamento delle scritture contabili nonché all’omesso versamento dell’Iva. Gli indagati sono stati anche destinatari della pesante misura patrimoniale che ha colpito disponibilità finanziarie, quote societarie, mobili ed immobili. «L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Macerata – spiega il Corpo in una nota – è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto sotto quello penale. L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli».