ASCOLI Perseguitava e minacciava la ex anche dopo che gli era stato notificato un provvedimento di divieto di avvicinamento. Un trentaduenne della Vallata del Tronto e la sua attuale compagna, una ragazza di 29 anni, sono stati rinviati a giudizio perché accusati a vario titolo dei reati di atti persecutori, minacce e violenza privata nei confronti della ragazza con cui l’uomo aveva avuto in precedenza una relazione sentimentale da cui era nata una figlia e del fidanzato di quest’ultima.
Lo stop
Il trentaduenne, che probabilmente non sopportava la fine di quel legame, nell’arco di circa un anno, a cavallo tra il 2022 e il 2023, si era reso protagonista di una serie di episodi che avevano causato nell’ex un profondo stato di paura e preoccupazione tanto da costringerla a sporgere denuncia.
Una sera, poi, il trentaduenne, aveva atteso la donna nell’androne del palazzo della madre, nascosto nel sottoscala e quando la ragazza era entrata nel palazzo, l’aveva affrontata per poi bloccargli le braccia nel tentativo di farsi consegnare lo smartphone e accertarsi se avesse o meno allacciato una nuova relazione sentimentale. A questi, poi, si erano aggiunti altri comportamenti particolarmente preoccupante come quella volta che la ragazza era alla guida della auto lungo la Salaria e in prossimità di un semaforo si era fermata. L’uomo, che si trovava all’esterno di un bar nelle vicinanze, alla sua vista iniziò a insultarla e ad avvicinarsi all’auto con fare minaccioso ma fortunatamente la donna riuscì a ripartire prima che potesse raggiungerla.
Episodi di violenza verbale e fisica che culminò a febbraio dello scorso anno quando l’uomo, in compagnia della fidanzata, seguì la ex che insieme con il compagno passeggiavano per le vie di un borgo della Vallata per entrare in un bar. Raggiunti all’interno dell’attività commerciale, la fidanzata del trentaduenne affrontò la ex e afferrandola per un bracciò la minacciò. L’uomo, invece, si scagliò contro il compagno della sua ex. A distanza di quasi un anno ieri mattina il trentaduenne, difeso dagli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti, sono stati rinviati a giudizio.