Ancona, assenze cancellate, studenti-hacker condannati. L'ex preside Rucci: «Sconfitta educativa»

Assenze cancellate, studenti-hacker condannati. L'ex preside Rucci: «Sconfitta educativa»
Assenze cancellate, studenti-hacker condannati. L'ex preside Rucci: «Sconfitta educativa»
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 07:10

ANCONASi vince o si perde insieme. Per la prof è oggi il giorno della disfatta. Collettiva. Alessandra Rucci non riesce a mantenere la distanza emotiva dai quattro ex alunni del liceo Savoia-Benincasa condannati, martedì, per aver fatto sparire dal registro elettronico, con un clic, assenze e ritardi: «Vivo questo momento come una grande sconfitta educativa». L'ex preside non cerca la mediazione razionale, lo ammette: «È il capitolo più triste della mia vita professionale. Mai avrei pensato di dover affrontare una simile vicenda».

Le accuse

Era stata lei, l’attuale dirigente dello scientifico Galilei, a sporgere denuncia alla Polizia Postale contro quegli studenti-hacker.

Le accuse - accesso abusivo al sistema informatico e falso ideologico - nell'anno scolastico 2015-2016 coinvolsero 32 giovani. Il cammino legale non fu uguale per tutti: in 27 beneficiarono della messa alla prova, in cinque scelsero il dibattimento. Una ragazza è stata assolta.

Torna con la mente a quei giorni-spartiacque, la Rucci: «Mi assalgono i ricordi, emozioni forti e sconvolgenti. Fu difficile ragionare con i genitori, far comprendere loro che i ragazzi avevano commesso un reato. Non ne erano consapevoli. Nessuno». La memoria riaccende il senso d'impotenza di allora: «L'intenzione della scuola era quella di far affrontare agli allievi un percorso disciplinare». Una strada che, per l’ex preside, avrebbe dovuto avere una valenza educativa e non finire in un’aula di tribunale.

Gli esami

A nulla valsero le sue motivazioni. I familiari di quei giovani, che si erano resi responsabili del gesto, non accettarono una scelta che avrebbe avuto come diretta, e inevitabile, conseguenza l'insufficienza in condotta. «Erano in quinta, a pochi mesi dalla maturità. L’esame sarebbe stato compromesso, avrebbero dovuto ripetere l'anno. Tutti». Uno scenario che generò la rabbia di madri e padri: minacciarono ricorsi e diedero la notizia, fino a quel momento rimasta riservata, in pasto alla stampa. «Le proteste – è la ricostruzione minuziosa della professoressa - finirono sul giornale e noi, a quel punto, fummo costretti a denunciare il fatto». Non ha mai metabolizzato l'accaduto: «Profondo fu il dispiacere, perché non era quello il mezzo con il quale avremmo voluto risolvere un caso che, ribadisco, fu molto triste». Ieri, come oggi, è sempre stata dalla parte dei suoi studenti: «Sono convinta che entrare in un ingranaggio giuridico per loro fu doloroso e difficile».

Ribadisce la sua convinzione, non scalfita dagli anni: «La soluzione disciplinare avrebbe avuto una valenza formativa». Lo ripete, sconsolata: «Vivo questo momento come una grande sconfitta». Coglie il denominatore comune, ne deduce la lezione più amara: «Non c'è stata, e non c'è, sinergia tra le famiglie e la scuola. Un problema molto grande, che compromette la linea educativa». Si perde, insieme.

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